In risposta ad un articolo che ho scritto un po’ di tempo fa sulla tocofobia (che trovi qui sul sito), una lettrice molto generosa ha voluto condividere con noi la sua personale esperienza con la paura della gravidanza e del parto. Riporto alcuni passaggi secondo me molto significativi e densi di emozioni.

La ringrazio a nome di chi, riuscendo ad identificarsi con lei, potrà riflettere sul proprio disagio e saprà trovare il coraggio di affrontare le proprie paure.

“Credevo che non ce l’avrei mai fatta. Ogni volta che qualche conoscente mi raccontava della sua esperienza con il parto, letteralmente inorridivo. Mi chiudevo anche fisicamente, mi ritrovavo con le gambe serrate e le braccia conserte e ogni volta il mio ultimo commento (che ovviamente mi guardavo bene dal condividere) era: “per carità, non è una cosa che fa per me, io non sono fatta per avere figli”. Mi rassicuravo e andavo avanti. Di sicuro anche la vita che facevo non mi dava nemmeno la possibilità di immaginare un figlio: le mie giornate iniziavano molto presto, correvo di qua e di là tutto il giorno, divisa tra impegni di lavoro e un’intensa vita sociale. Ogni tanto di domenica, giorno in cui tutto sembrava fermarsi, in cui ognuno sembrava ritrovare il piacere di stare con la famiglia, mi ritrovavo a sentire un certo disagio, saliva dal profondo proprio quando mi fermavo e mi ritrovavo da sola, nella mia bellissima casa vuota, senza rumori, senza voci, da sola. Forse mi mancava una vita sentimentale. Mi mancava avere qualcuno con cui condividere la mia vita e mi mancava l’affetto di un uomo, una vita a due…

Poi è arrivato lui. Un incontro inaspettato e travolgente. Ha stravolto la mia vita e l’ha arricchita di tutto quello che mi mancava ma a cui non volevo prestare attenzione perché non mi volevo sentire priva di qualcosa. Mi convincevo che stavo bene così e che non mi mancava niente. In poco tempo la mia vita è cambiata. Non che fosse tutto perfetto: alti e bassi, equilibri tutti da costruire, interessi e abitudini da incastrare, bei momenti ma anche litigi furibondi. Sono passati 5 anni e sono volati. Ad un certo punto lui ha iniziato a dirmi che avrebbe voluto un figlio. Il mio panico è iniziato a salire perché non gli avevo mai parlato della mia fortissima paura del parto ma anche della gravidanza e di tutti gli sconvolgimenti fisici. Non volevo subire un cambiamento così impressionante del mio corpo. Mi faceva senso pensare a tutto quello che sarebbe cambiato all’interno del mio corpo e non mi vergogno di dire che non mi andava nemmeno di gonfiarmi come un pallone, non volevo smagliature sul seno o sulla pancia, non volevo la cellulite. Non volevo stravolgere le mie abitudini di vita, volevo continuare a fare un lavoro intenso e full time. Volevo continuare a viaggiare come avevamo fatto in questi cinque anni. Ma non gli ho mai parlato di tutto questo. L’ho tenuto per me. Ho invece iniziato a fare spazio, un piccolissimo spazio, nella mia fantasia a come sarebbe stata la mia vita con un figlio. Come sarebbe stato il dopo gravidanza e il dopo parto. Tenere in braccio mio figlio, sentire il suo peso, il suo odore, consolarlo, cullarlo, dargli da mangiare, stringerlo a me, scaldarlo con il mio corpo…

Non so quando effettivamente ci sia stato il momento in cui dentro di me è scattata la decisione di avere un figlio o forse non si è trattato di una decisione che ho preso con la sola razionalità. Credo che ad un certo punto mi sono semplicemente lasciata andare e ho mollato il controllo sulla mia vita, lasciando che le cose accadessero e basta. E così è stato. Senza troppe difficoltà sono rimasta incinta. La cosa veramente strana è che non è successo niente di quello che temevo. Mi aspettavo chissà quale marasma nel mio corpo e invece, ogni cambiamento è stato molto graduale, naturale. Nessuno stravolgimento che non fossi capace di affrontare. Anzi, ho scoperto che il mio corpo era molto più pronto di me ad affrontare ogni cosa, non ho dovuto fare nessuno sforzo di adattamento perché il mio corpo sapeva già tutto. Perciò mi sono soltanto fidata e affidata a lui e l’ho lasciato fare. Per tutto il tempo della gravidanza ho cercato di vivere serenamente: avere più tempo per me, fantasticare sulla mia nuova vita, condividere speranze e dubbi con il mio compagno, leggere, camminare tanto nel verde, trovare più tempo per stare con i miei…

Finchè ad un certo punto ho dovuto affrontare la paura più grande, quella che credevo mi avrebbe devastato, quella che al solo pensiero mi faceva chiudere come un riccio, quella che mi faceva così impressione da viverla come una scena da film horror! È arrivato il momento di far nascere mio figlio. La paura è salita progressivamente con il passare delle settimane. La paura di tutto quello che mi sarebbe successo: le doglie, il travaglio, il dolore lancinante, la lacerazione dei tessuti. La mia immaginazione aveva ricominciato a galoppare e a sfornare immagini piene di brutte sensazioni, di presagi negativi: problemi a me, a mio figlio, incuria delle ostetriche e dei dottori… La paura aveva di nuovo invaso la mia mente e l’ansia accompagnava le mie giornate e con lei il cattivo umore, la vulnerabilità, le lacrime a fior di pelle per qualsiasi sciocchezza…

Ma ad un certo punto ho dovuto di nuovo “arrendermi” all’ancestrale saggezza del mio corpo. La mia mente stava diventando soltanto un ostacolo al normale fluire degli eventi. Ho di nuovo lasciato andare il controllo serrato su me stessa e mi sono fatta aiutare da persone competenti ed esperte che mi hanno accolto e rassicurato. È stato tutto rose e fiori? È stato un “paradiso”? è stata soltanto un’esperienza “estatica”? No! C’è stato tanto dolore, tanta paura di tutto quello che mi stava accadendo, tanto disagio e fastidio, tanta impressione per quello che stava succedendo al mio corpo e anche ansia che mio figlio stesse bene, che respirasse e piangesse…

Sarà scontato ma oggi posso dire che vedere mio figlio e tenerlo in braccio, sapere di avere il mio compagno di fianco, che mi sosteneva in ogni momento, mi hanno ripagato di tutto e posso affermare per esperienza personale che molta della mia angoscia è stata creata per mesi e anni dalle fantasie catastrofiche, perché la realtà è stata molto diversa da come la immaginavo. Non sono mancati ansie, dolori e tanta fatica ma niente che non fossi capace di affrontare con risorse che nemmeno pensavo di avere.”

Quanto possiamo apprendere dalla storia di questa lettrice?

Ci sono stati alcuni passaggi del suo racconto che mi hanno condotto ad alcune riflessioni.

  • La paura del parto può essere presente indipendentemente dal fatto che si stia provando ad avere dei figli. È qualcosa di più profondo che riguarda la persona e la sua storia di vita ma mi ha colpito molto il passaggio in cui scrive che quando ha costruito una relazione seria, ha iniziato a fare spazio alla possibilità di immaginarsi come mamma e a darsi, successivamente, questa possibilità. Questo mi fa pensare a quanto possa diventare “trasformativa” una relazione solida che aiuti ad affrontare le proprie paure, tocofobia compresa o quanto, al contrario, possa accentuarle una relazione disturbata.

 

  • Un altro aspetto sottolineato nel racconto è quanto sia utile mollare il controllo e lasciare che il corpo faccia da sé, con la sua infinita saggezza. Purtroppo spesso lasciamo che la mente, con i pensieri, le immagini e le fantasie prenda il sopravvento tanto che iniziamo a credere che sia vero tutto quello che ci propone, soprattutto se si tratta di eventi sfavorevoli. Come se “magicamente” il solo pensarlo o immaginarlo ce lo faccia vivere come una realtà con cui si faranno i conti sicuramente. Quando invece, come l’esperienza di questa nostra lettrice ci insegna, non è quello che succede.

 

  • Nel momento in cui ha iniziato a seguire la direzione dei propri valori (avere una famiglia e dei figli), non si è più lasciata condizionare dalle sue paure: è andata avanti, NONOSTANTE le sue ansie!

 

Pamela Serafini

 

Anche tu stai provando a superare la paura della gravidanza e del parto?

 

Scrivimelo nei commenti!

 

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Dott.ssa Pamela Serafini

Psicologa e Psicoterapeuta

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In risposta ad un articolo che ho scritto un po’ di tempo fa sulla tocofobia (che trovi qui sul sito), una lettrice molto generosa ha voluto condividere con noi la sua personale esperienza con la paura della gravidanza e del parto. Riporto alcuni passaggi secondo me molto significativi e densi di emozioni.

La ringrazio a nome di chi, riuscendo ad identificarsi con lei, potrà riflettere sul proprio disagio e saprà trovare il coraggio di affrontare le proprie paure.

“Credevo che non ce l’avrei mai fatta. Ogni volta che qualche conoscente mi raccontava della sua esperienza con il parto, letteralmente inorridivo. Mi chiudevo anche fisicamente, mi ritrovavo con le gambe serrate e le braccia conserte e ogni volta il mio ultimo commento (che ovviamente mi guardavo bene dal condividere) era: “per carità, non è una cosa che fa per me, io non sono fatta per avere figli”. Mi rassicuravo e andavo avanti. Di sicuro anche la vita che facevo non mi dava nemmeno la possibilità di immaginare un figlio: le mie giornate iniziavano molto presto, correvo di qua e di là tutto il giorno, divisa tra impegni di lavoro e un’intensa vita sociale. Ogni tanto di domenica, giorno in cui tutto sembrava fermarsi, in cui ognuno sembrava ritrovare il piacere di stare con la famiglia, mi ritrovavo a sentire un certo disagio, saliva dal profondo proprio quando mi fermavo e mi ritrovavo da sola, nella mia bellissima casa vuota, senza rumori, senza voci, da sola. Forse mi mancava una vita sentimentale. Mi mancava avere qualcuno con cui condividere la mia vita e mi mancava l’affetto di un uomo, una vita a due…

Poi è arrivato lui. Un incontro inaspettato e travolgente. Ha stravolto la mia vita e l’ha arricchita di tutto quello che mi mancava ma a cui non volevo prestare attenzione perché non mi volevo sentire priva di qualcosa. Mi convincevo che stavo bene così e che non mi mancava niente. In poco tempo la mia vita è cambiata. Non che fosse tutto perfetto: alti e bassi, equilibri tutti da costruire, interessi e abitudini da incastrare, bei momenti ma anche litigi furibondi. Sono passati 5 anni e sono volati. Ad un certo punto lui ha iniziato a dirmi che avrebbe voluto un figlio. Il mio panico è iniziato a salire perché non gli avevo mai parlato della mia fortissima paura del parto ma anche della gravidanza e di tutti gli sconvolgimenti fisici. Non volevo subire un cambiamento così impressionante del mio corpo. Mi faceva senso pensare a tutto quello che sarebbe cambiato all’interno del mio corpo e non mi vergogno di dire che non mi andava nemmeno di gonfiarmi come un pallone, non volevo smagliature sul seno o sulla pancia, non volevo la cellulite. Non volevo stravolgere le mie abitudini di vita, volevo continuare a fare un lavoro intenso e full time. Volevo continuare a viaggiare come avevamo fatto in questi cinque anni. Ma non gli ho mai parlato di tutto questo. L’ho tenuto per me. Ho invece iniziato a fare spazio, un piccolissimo spazio, nella mia fantasia a come sarebbe stata la mia vita con un figlio. Come sarebbe stato il dopo gravidanza e il dopo parto. Tenere in braccio mio figlio, sentire il suo peso, il suo odore, consolarlo, cullarlo, dargli da mangiare, stringerlo a me, scaldarlo con il mio corpo…

Non so quando effettivamente ci sia stato il momento in cui dentro di me è scattata la decisione di avere un figlio o forse non si è trattato di una decisione che ho preso con la sola razionalità. Credo che ad un certo punto mi sono semplicemente lasciata andare e ho mollato il controllo sulla mia vita, lasciando che le cose accadessero e basta. E così è stato. Senza troppe difficoltà sono rimasta incinta. La cosa veramente strana è che non è successo niente di quello che temevo. Mi aspettavo chissà quale marasma nel mio corpo e invece, ogni cambiamento è stato molto graduale, naturale. Nessuno stravolgimento che non fossi capace di affrontare. Anzi, ho scoperto che il mio corpo era molto più pronto di me ad affrontare ogni cosa, non ho dovuto fare nessuno sforzo di adattamento perché il mio corpo sapeva già tutto. Perciò mi sono soltanto fidata e affidata a lui e l’ho lasciato fare. Per tutto il tempo della gravidanza ho cercato di vivere serenamente: avere più tempo per me, fantasticare sulla mia nuova vita, condividere speranze e dubbi con il mio compagno, leggere, camminare tanto nel verde, trovare più tempo per stare con i miei…

Finchè ad un certo punto ho dovuto affrontare la paura più grande, quella che credevo mi avrebbe devastato, quella che al solo pensiero mi faceva chiudere come un riccio, quella che mi faceva così impressione da viverla come una scena da film horror! È arrivato il momento di far nascere mio figlio. La paura è salita progressivamente con il passare delle settimane. La paura di tutto quello che mi sarebbe successo: le doglie, il travaglio, il dolore lancinante, la lacerazione dei tessuti. La mia immaginazione aveva ricominciato a galoppare e a sfornare immagini piene di brutte sensazioni, di presagi negativi: problemi a me, a mio figlio, incuria delle ostetriche e dei dottori… La paura aveva di nuovo invaso la mia mente e l’ansia accompagnava le mie giornate e con lei il cattivo umore, la vulnerabilità, le lacrime a fior di pelle per qualsiasi sciocchezza…

Ma ad un certo punto ho dovuto di nuovo “arrendermi” all’ancestrale saggezza del mio corpo. La mia mente stava diventando soltanto un ostacolo al normale fluire degli eventi. Ho di nuovo lasciato andare il controllo serrato su me stessa e mi sono fatta aiutare da persone competenti ed esperte che mi hanno accolto e rassicurato. È stato tutto rose e fiori? È stato un “paradiso”? è stata soltanto un’esperienza “estatica”? No! C’è stato tanto dolore, tanta paura di tutto quello che mi stava accadendo, tanto disagio e fastidio, tanta impressione per quello che stava succedendo al mio corpo e anche ansia che mio figlio stesse bene, che respirasse e piangesse…

Sarà scontato ma oggi posso dire che vedere mio figlio e tenerlo in braccio, sapere di avere il mio compagno di fianco, che mi sosteneva in ogni momento, mi hanno ripagato di tutto e posso affermare per esperienza personale che molta della mia angoscia è stata creata per mesi e anni dalle fantasie catastrofiche, perché la realtà è stata molto diversa da come la immaginavo. Non sono mancati ansie, dolori e tanta fatica ma niente che non fossi capace di affrontare con risorse che nemmeno pensavo di avere.”

Quanto possiamo apprendere dalla storia di questa lettrice?

Ci sono stati alcuni passaggi del suo racconto che mi hanno condotto ad alcune riflessioni.

  • La paura del parto può essere presente indipendentemente dal fatto che si stia provando ad avere dei figli. È qualcosa di più profondo che riguarda la persona e la sua storia di vita ma mi ha colpito molto il passaggio in cui scrive che quando ha costruito una relazione seria, ha iniziato a fare spazio alla possibilità di immaginarsi come mamma e a darsi, successivamente, questa possibilità. Questo mi fa pensare a quanto possa diventare “trasformativa” una relazione solida che aiuti ad affrontare le proprie paure, tocofobia compresa o quanto, al contrario, possa accentuarle una relazione disturbata.

 

  • Un altro aspetto sottolineato nel racconto è quanto sia utile mollare il controllo e lasciare che il corpo faccia da sé, con la sua infinita saggezza. Purtroppo spesso lasciamo che la mente, con i pensieri, le immagini e le fantasie prenda il sopravvento tanto che iniziamo a credere che sia vero tutto quello che ci propone, soprattutto se si tratta di eventi sfavorevoli. Come se “magicamente” il solo pensarlo o immaginarlo ce lo faccia vivere come una realtà con cui si faranno i conti sicuramente. Quando invece, come l’esperienza di questa nostra lettrice ci insegna, non è quello che succede.

 

  • Nel momento in cui ha iniziato a seguire la direzione dei propri valori (avere una famiglia e dei figli), non si è più lasciata condizionare dalle sue paure: è andata avanti, NONOSTANTE le sue ansie!

 

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