Di recente mi ha scosso molto sapere che alcune donne di mia conoscenza sono state colpite da un infarto. Quello che mi ha lasciato perplessa è stata la loro giovane età. Conoscendo le loro storie di vita, mi sono domandata se ci fosse una possibile relazione tra il malessere psicologico dovuto a lutti, depressione o ansia e la malattia cardiaca. Il mio dubbio è stato confermato da alcune ricerche.
Dati che ci fanno riflettere
L’ American Heart Association ha fatto il punto della situazione sull’IMA (infarto acuto del miocardio) e dall’analisi della situazione negli USA, applicabile anche al resto del mondo occidentale, emerge che:
- Negli ultimi tempi c’è stata una riduzione della mortalità per infarto nelle donne, ma non per le giovani donne.
- La causa principale di IMA è la malattia coronarica ostruttiva.
- Nelle donne rispetto agli uomini è emersa una prevalenza di erosione della placca e inoltre l’IM senza dissezione ostruttiva dell’arteria coronarica è più comune in giovane età e tra le donne.
- Si verifica più frequentemente nelle donne una disseccazione aortica spontanea che può presentarsi come angina instabile, infarto del miocardio, aritmie ventricolari e morte cardiaca improvvisa.
- La depressione può avere una relazione con la malattia cardiaca e diventare persino un predittore di esordio precoce dell’infarto.
Il ruolo delle emozioni
Alcune ricerche evidenziano che la rabbia e l’ansia sono in stretta relazione con l’esordio della malattia cardiaca nelle donne. È stato condotto uno studio presso l’Università di Sydney da cui è emerso che dopo aver provato emozioni molto intense, come la rabbia e l’ansia, aumenta il rischio di 8,5 volte di avere un attacco di cuore e tale rischio permane nelle due ore successive. Nel caso di un attacco di ansia, il rischio sembrerebbe maggiore. Nello studio sono state coinvolte 313 persone che soffrivano di occlusione coronarica acuta. Alcuni psicologi hanno analizzato le emozioni e le sensazioni sperimentati prima di vivere il malessere cardiaco. Dai racconti delle persone coinvolte è emerso che nei giorni precedenti erano stati frequenti tensione muscolare e perdita di controllo fino a sentirsi sul punto di esplodere. Le motivazioni che avevano portato a scatenare tali reazioni erano legate a litigi, problemi lavorativi e situazioni vissute alla guida della propria auto. Tale studio ha anche confermato quello che da tempo si ipotizzava e cioè che vivere forti emozioni provoca un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, della coagulazione del sangue e un indurimento dei vasi sanguigni.
In che modo agiscono la rabbia e l’ansia sul cuore?
Sembra che provare rabbia e ansia porti ad una maggiore secrezione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina. Di solito la produzione di tali ormoni da parte dell’organismo è una risposta a situazioni in cui si ha bisogno di maggiore energia. Per rendere più efficiente la reazione alla situazione stressante, aumentano la frequenza cardiaca e respiratoria. Ma vivere troppo spesso delle situazioni di “allarme”, di stress o di rabbia, comporta un’eccessiva produzione di questi ormoni tale che può raggiungere dei livelli tossici per la salute del cuore. Parallelamente è stato dimostrato che provare troppo frequentemente rabbia e ansia comporta un’inibizione nella secrezione dell’acetilcolina che invece regola le funzioni cardiache.
Possiamo fare qualcosa per la salute del nostro cuore?
La prevenzione della malattia cardiaca può essere attuata a più livelli. Considerato che l’ipertensione e il diabete accrescono la probabilità di subire un attacco di cuore, è necessario monitorare con attenzione entrambi gli aspetti se già si è affetti da tali patologie. Possiamo fare molto anche migliorando le nostre abitudini di vita, come per esempio smettere di fumare e curare la nostra alimentazione quotidiana limitando il consumo di sale, evitando cibi conservati sotto sale, introducendo le giuste proporzioni di frutta, verdura, cereali, grassi e proteine, e moderando il consumo di alcolici e superalcolici. Se si hanno dubbi su come impostare un sano stile alimentare, piuttosto che ricorrere a diete fai da te, sarebbe opportuno consultare uno specialista dell’alimentazione, soprattutto nei casi di obesità. Un altro aspetto da non sottovalutare è l’importanza di una moderata e costante attività fisica. Occorre, inoltre, imparare a conoscere alcuni sintomi che potrebbero indicare l’esordio di sofferenza cardiaca, quali:
- dolore nella parte superiore della schiena,
- dolore alle braccia, al collo, alla mascella,
- stanchezza insolita,
- dispnea,
- sintomi digestivi, nausea e vomito,
- palpitazioni,
- debolezza,
- un senso di ansia.
Prendersi cura del benessere psicologico
Ormai non ci sono più dubbi sull’importanza del benessere psicologico come fattore protettivo rispetto alle malattie cardiovascolari. Ma cosa significa prendersi cura del proprio benessere psicologico? Non sono due parole che indicano chissà quale concetto astratto. Infatti è nel proprio quotidiano che possiamo fare piccole scelte che ci aiutano a ritrovare uno stato di soddisfazione e di piacere:
- Esprimere le emozioni, anziché reprimerle. Il pianto, per esempio, non è un momento di autocommiserazione come molti pensano. Piangere e sfogare emozioni spiacevoli quali tristezza, dolore per la perdita di una persona cara, rabbia o frustrazione ha un effetto catartico e calmante e, soprattutto, ci rimette in contatto con la parte più autentica di noi stessi.
- Gestire lo stress legato al lavoro, costruendo una gerarchia delle priorità rispetto agli impegni e a cosa serve realmente fare. Quante persone si fanno in quattro per non deludere le aspettative/richieste dei “superiori”? quante volte si cerca di raggiungere la perfezione nella propria prestazione lavorativa?
- Dare voce ai propri bisogni e non soltanto a quelli dei propri cari, ascoltando anche le proprie esigenze e desideri, tenendo presente che la frustrazione oltre a fare male a se stessi, non giova nemmeno alle relazioni.
- Porre attenzione ai primi segnali di disagio che spesso si presentano sottoforma di stanchezza, letargia, irritabilità, malumore o sensazione che “c’è qualcosa che non va”. Fermarsi a riflettere sull’andamento che sta prendendo la propria vita e, laddove possibile, aggiustare il tiro delle proprie azioni.
Pamela Serafini
Anche tu pensi che le emozioni hanno un peso sulla nostra salute?
Fammelo sapere nei commenti 😉
Fonti
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/rabbia-e-stress-aumentano-il-rischio-di-avere-un-infarto
Di recente mi ha scosso molto sapere che alcune donne di mia conoscenza sono state colpite da un infarto. Quello che mi ha lasciato perplessa è stata la loro giovane età. Conoscendo le loro storie di vita, mi sono domandata se ci fosse una possibile relazione tra il malessere psicologico dovuto a lutti, depressione o ansia e la malattia cardiaca. Il mio dubbio è stato confermato da alcune ricerche.
Dati che ci fanno riflettere
L’ American Heart Association ha fatto il punto della situazione sull’IMA (infarto acuto del miocardio) e dall’analisi della situazione negli USA, applicabile anche al resto del mondo occidentale, emerge che:
- Negli ultimi tempi c’è stata una riduzione della mortalità per infarto nelle donne, ma non per le giovani donne.
- La causa principale di IMA è la malattia coronarica ostruttiva.
- Nelle donne rispetto agli uomini è emersa una prevalenza di erosione della placca e inoltre l’IM senza dissezione ostruttiva dell’arteria coronarica è più comune in giovane età e tra le donne.
- Si verifica più frequentemente nelle donne una disseccazione aortica spontanea che può presentarsi come angina instabile, infarto del miocardio, aritmie ventricolari e morte cardiaca improvvisa.
- La depressione può avere una relazione con la malattia cardiaca e diventare persino un predittore di esordio precoce dell’infarto.
Il ruolo delle emozioni
Alcune ricerche evidenziano che la rabbia e l’ansia sono in stretta relazione con l’esordio della malattia cardiaca nelle donne. È stato condotto uno studio presso l’Università di Sydney da cui è emerso che dopo aver provato emozioni molto intense, come la rabbia e l’ansia, aumenta il rischio di 8,5 volte di avere un attacco di cuore e tale rischio permane nelle due ore successive. Nel caso di un attacco di ansia, il rischio sembrerebbe maggiore. Nello studio sono state coinvolte 313 persone che soffrivano di occlusione coronarica acuta. Alcuni psicologi hanno analizzato le emozioni e le sensazioni sperimentati prima di vivere il malessere cardiaco. Dai racconti delle persone coinvolte è emerso che nei giorni precedenti erano stati frequenti tensione muscolare e perdita di controllo fino a sentirsi sul punto di esplodere. Le motivazioni che avevano portato a scatenare tali reazioni erano legate a litigi, problemi lavorativi e situazioni vissute alla guida della propria auto. Tale studio ha anche confermato quello che da tempo si ipotizzava e cioè che vivere forti emozioni provoca un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, della coagulazione del sangue e un indurimento dei vasi sanguigni.
In che modo agiscono la rabbia e l’ansia sul cuore?
Sembra che provare rabbia e ansia porti ad una maggiore secrezione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina. Di solito la produzione di tali ormoni da parte dell’organismo è una risposta a situazioni in cui si ha bisogno di maggiore energia. Per rendere più efficiente la reazione alla situazione stressante, aumentano la frequenza cardiaca e respiratoria. Ma vivere troppo spesso delle situazioni di “allarme”, di stress o di rabbia, comporta un’eccessiva produzione di questi ormoni tale che può raggiungere dei livelli tossici per la salute del cuore. Parallelamente è stato dimostrato che provare troppo frequentemente rabbia e ansia comporta un’inibizione nella secrezione dell’acetilcolina che invece regola le funzioni cardiache.
Possiamo fare qualcosa per la salute del nostro cuore?
La prevenzione della malattia cardiaca può essere attuata a più livelli. Considerato che l’ipertensione e il diabete accrescono la probabilità di subire un attacco di cuore, è necessario monitorare con attenzione entrambi gli aspetti se già si è affetti da tali patologie. Possiamo fare molto anche migliorando le nostre abitudini di vita, come per esempio smettere di fumare e curare la nostra alimentazione quotidiana limitando il consumo di sale, evitando cibi conservati sotto sale, introducendo le giuste proporzioni di frutta, verdura, cereali, grassi e proteine, e moderando il consumo di alcolici e superalcolici. Se si hanno dubbi su come impostare un sano stile alimentare, piuttosto che ricorrere a diete fai da te, sarebbe opportuno consultare uno specialista dell’alimentazione, soprattutto nei casi di obesità. Un altro aspetto da non sottovalutare è l’importanza di una moderata e costante attività fisica. Occorre, inoltre, imparare a conoscere alcuni sintomi che potrebbero indicare l’esordio di sofferenza cardiaca, quali:
- dolore nella parte superiore della schiena,
- dolore alle braccia, al collo, alla mascella,
- stanchezza insolita,
- dispnea,
- sintomi digestivi, nausea e vomito,
- palpitazioni,
- debolezza,
- un senso di ansia.
Prendersi cura del benessere psicologico
Ormai non ci sono più dubbi sull’importanza del benessere psicologico come fattore protettivo rispetto alle malattie cardiovascolari. Ma cosa significa prendersi cura del proprio benessere psicologico? Non sono due parole che indicano chissà quale concetto astratto. Infatti è nel proprio quotidiano che possiamo fare piccole scelte che ci aiutano a ritrovare uno stato di soddisfazione e di piacere:
- Esprimere le emozioni, anziché reprimerle. Il pianto, per esempio, non è un momento di autocommiserazione come molti pensano. Piangere e sfogare emozioni spiacevoli quali tristezza, dolore per la perdita di una persona cara, rabbia o frustrazione ha un effetto catartico e calmante e, soprattutto, ci rimette in contatto con la parte più autentica di noi stessi.
- Gestire lo stress legato al lavoro, costruendo una gerarchia delle priorità rispetto agli impegni e a cosa serve realmente fare. Quante persone si fanno in quattro per non deludere le aspettative/richieste dei “superiori”? quante volte si cerca di raggiungere la perfezione nella propria prestazione lavorativa?
- Dare voce ai propri bisogni e non soltanto a quelli dei propri cari, ascoltando anche le proprie esigenze e desideri, tenendo presente che la frustrazione oltre a fare male a se stessi, non giova nemmeno alle relazioni.
- Porre attenzione ai primi segnali di disagio che spesso si presentano sottoforma di stanchezza, letargia, irritabilità, malumore o sensazione che “c’è qualcosa che non va”. Fermarsi a riflettere sull’andamento che sta prendendo la propria vita e, laddove possibile, aggiustare il tiro delle proprie azioni.
Pamela Serafini
Anche tu pensi che le emozioni hanno un peso sulla nostra salute?
Fammelo sapere nei commenti 😉
Fonti
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/rabbia-e-stress-aumentano-il-rischio-di-avere-un-infarto